Decay Hunter: facciamo luce sulle carie

Data

26/04/2018

Autore

Leonardo Bergo

Probabilmente tutti sanno cos’è una carie. Da piccoli era un po’ lo spauracchio che usavano i genitori per tenerci lontani dalle troppe caramelle.

In realtà la carie è quel buchino o quella riga nera particolarmente antiestetica che intacca prima lo smalto del dente e poi la dentina, provocando un dolore insopportabile quando raggiunge la polpa. Quello che in pochi sanno, invece, è che esiste un tipo di carie, definita “carie secca”, che non deve essere trattata nella maniera classica ma necessita di un trattamento diverso. Dato che confonderla con una da curare è semplice, si tende a trattarla come una carie a tutti gli effetti. Curare un paziente, però, significa fornirgli risposte certe, non dubbi. Perché una diagnosi precisa vuol dire fare interventi mirati, e soprattutto necessari. Strettamente necessari. Perché a nessuno piace andare dal dentista, siamo onesti, e perché andarci se non serve davvero?

Il Decay Hunter lo usiamo proprio per fare distinzioni il più possibile accurate, permettendoci di individuare i batteri con precisione.

Attraverso la lente di appositi occhiali, infatti, la zona infetta risulta colorata da una luce fluorescente rossa, mentre la superficie dentale sana da una luce verde. Se la superficie incriminata appare verde e la carie è “secca”, sarà quindi sufficiente tenerla sotto controllo.

Utilizziamo questo strumento da cinque anni, dopo averne testati altri. Ce n’è un tipo che, anziché usare la fluorescenza dei batteri, utilizza un laser che fornisce un’evidence più importante ma numerosi falsi positivi. Cioè inizialmente sembra che la carie ci sia ma poi, andando a lavorare sul paziente, capisci che effettivamente non è così.

Del funzionamento del Decay Hunter, invece, ci fidiamo. Si tratta di uno strumento estremamente attendibile, che ci consente di superare i limiti dell’occhio umano, della luce naturale e in alcuni casi perfino delle radiografie.

Una radiografia, infatti, individua una carie a condizione che questa comprometta almeno un quarto dello spessore del dente, cioè una zona abbastanza ampia. Al di sotto di questa soglia è impossibile in radiografia distinguere un dente sano da un dente malato.

Nel tempo ci siamo resi conto che, qualunque sia la condizione del paziente, il Decay Hunter rende chiare anche le situazioni più complesse. Inoltre, fa la differenza anche nella qualità dell’otturazione poiché ci permette di sbarazzarci di tutti i batteri, risparmiando molte volte al paziente una futura devitalizzazione.

Abbiamo aperto questo blog per parlare di ciò che ci viene meglio: prenderci cura dei nostri pazienti e spiegare esattamente come lo facciamo.

La tecnologia ha un ruolo fondamentale nel nostro mestiere, noi lo abbiamo imparato in questi anni di lavoro, a volte sperimentando e rischiando. Adesso ci siamo innamorati dell’idea di raccontarlo.

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