Data
18/06/2018
Autore
Leonardo Bergo
Quando parlo del corpo umano mi piace paragonarlo a quelle strutture fatte di cavi, funi e tiranti, nelle quali ogni parte è connessa all’altra e tutto funziona perché è in perenne tensione: come i tendoni da circo. Impalcature resistenti e allo stesso tempo delicate, perché non è possibile spezzare una sola fune o modificare un solo tirante senza che questo si ripercuota sull’intera struttura. Anche noi siamo tensostrutture, in un certo senso. A volte l’origine di un problema – e quindi la sua soluzione – non si trova in corrispondenza del dolore, ma altrove. Il dolore è soltanto il punto d’arrivo.
Emicranie e cefalee, per esempio, possono essere riflesso di problematiche che non hanno solo a che fare con la testa. Per questo motivo, quando un paziente lamenta anche tali sintomi, noi dello Studio Bergo cerchiamo innanzitutto di stabilire se dipendano o meno da un problema odontoiatrico. Per esserne davvero certi ci basiamo su indagini strumentali quali la kinesiografia che misura i movimenti della bocca, indagini radiologiche che possono anche avvalersi della TC Cone Beam (un esame simile alla TAC) capace di ricostruire l’anatomia ossea in formato tridimensionale e prove kinesiologiche per valutare i movimenti di testa e collo. Frequentemente i nostri test rivelano una correlazione tra mal di testa muscolo tensivo e deviazione mandibolare. Come un vero e proprio effetto domino, infatti, il posizionamento della nostra mandibola influisce non solo su masticazione e deglutizione, ma anche sulle prime due vertebre cervicali e di conseguenza sui muscoli di questo tratto della colonna vertebrale; tra questi alcuni sono in stretta relazione con la dura madre, quella membrana rigida che ricopre il cervello e che se va in tensione può provocare forti mal di testa.
La colonna vertebrale può essere paragonata a una catena ad anelli; se i primi due anelli della catena ruotano, quelli successivi saranno costretti ad adeguarsi andando anch’essi in torsione e di conseguenza i muscoli paravertebrali lì accanto. Così, un posizionamento scorretto della mandibola si ripercuote sulle vertebre cervicali (in particolare le prime due) e sui muscoli paravertebrali provocando uno “stiramento della dura madre” e una cefalea di tipo muscolo tensivo.
Un paziente con una deviazione della mandibola anche molto lieve, probabilmente svilupperà una tensione che facilmente si ripercuote sulle prime due vertebre cervicali che tenderanno a ruotare nella stessa direzione della deviazione della mandibola ma con ampiezza maggiore, e questo per effetto “tirante” (il tendone da circo, ricordate?).
La terapia consiste nell’utilizzo di un bite di riprogrammazione neuro motoria da usare di notte durante il sonno; nell’arco di pochi mesi questo consentirà al paziente di acquisire una postura corretta della mandibola con la capacità di compiere movimenti della bocca corretti, imparati attraverso l’uso del bite costruito in modo tale da consentire traiettorie di movimento solo corrette. Impossibile sbagliarsi!
Agevolando il movimento, il bite diventa un vero e proprio strumento fisioterapico per i muscoli della mandibola e permette al cervello di riattivare vie motorie che aveva abbandonato magari a causa del dolore, fino a dimenticarsene. Un ottimo allenamento anche per le cellule nervose del nostro cervello quindi.
Le deviazioni mandibolari, così come i disturbi di masticazione, deglutizione, fonazione e respirazione, sono problematiche che fanno capo ai cosiddetti Squilibri Muscolari Oro – Facciali (“SMOF”); essi sono di pertinenza dell’odontoiatria soprattutto se si occupa di gnatologia.
Siamo tensostrutture, e ogni tessuto del nostro corpo quando va in tensione influenza gli altri tessuti.
Lo ha capito perfettamente Laura, sessantasei anni e il morale a terra per quelle cefalee ricorrenti e quel dolore ai muscoli temporali che fisioterapia e osteopatia non riuscivano a risolvere.
Noi siamo riusciti a darle una mano. Come? Lo raccontiamo nel prossimo articolo.