Tornare a sorridere in un bite

Data

25/06/2018

Autore

Leonardo Bergo

Quando Laura ha superato la soglia del nostro studio aveva sessantasei anni, lamentava una spossatezza ormai cronica, sorrideva di rado e abbiamo avuto l’impressione che il suo malessere fisico influisse negativamente sul suo umore, come spesso accade quando accusiamo dolore in maniera continuativa.

Noi lavoriamo anche affinché le persone possano sorridere senza problemi. Ci occupiamo della bocca, attraverso cui ci nutriamo; ma con la quale possiamo, inoltre, comunicare e ridere.

Fin dal primo colloquio, allora, noi dello Studio Bergo sottoponiamo al paziente con problemi gnatologici un questionario che ci consente di capire quanto stia effettivamente soffrendo in quel momento. Se zero indica uno stato di totale benessere e dieci un dolore insopportabile, Laura non ha esitato ad attribuire al proprio dolore/sofferenza un punteggio vicino al massimo. Anche il secondo test, finalizzato a verificare l’attendibilità di questa affermazione, ha confermato lo stato di profonda sofferenza vissuto dalla donna all’arrivo nel nostro studio.

Da anni, infatti, Laura accusava cefalee importanti, dolore ai muscoli temporali (quelli che alzano la mandibola durante la masticazione), al trapezio (muscolo alto dorso che ha inserzioni che arrivano alla nuca) e allo sternocleidomastoideo, soprattutto a destra (muscolo laterale del collo). Le visite dall’osteopata le davano un sollievo solo temporaneo e un’amica – già nostra paziente – le aveva consigliato di rivolgersi a noi per capire quale fosse la vera origine di quei problemi.

Durante la visita abbiamo fatto fare a Laura semplici test di apertura della bocca (a proposito, quella minima è pari alla larghezza di tre dita della propria mano) e test di movimento della testa: rotazione, inclinazione e flessione, perché lei ci raccontasse le sue sensazioni e noi potessimo osservarla. Così, a spalle rilassate e braccia lungo i fianchi, le abbiamo chiesto di ruotare il capo a destra e a sinistra, evidenziandoci affaticamenti e muscoli doloranti.

Le sue risposte ci hanno fornito subito diverse informazioni: Laura provava dolore ai muscoli cervicali sul lato destro e presentava una deviazione mandibolare a sinistra, quindi era probabile che necessitasse di un bite che riposizionasse la sua mandibola in maniera corretta. La prova del nove è stata istantanea e ancora una volta non invasiva: collocando due blocchetti di cera sulla superficie masticante dei denti posteriori (uno per lato), abbiamo chiesto a Laura di chiudere la bocca, individuare la posizione corretta della mandibola lasciandosi guidare dalle nostre mani e mantenere quella posizione. Così, con i blocchetti di cera tra i denti e la posizione corretta della mandibola, abbiamo subito ripetuto i test di movimento iniziali: il risultato lascia spesso i nostri pazienti stupefatti. Laura, stupita, ruotava e inclinava la testa con una semplicità e un’ampiezza che negli anni aveva dimenticato. Era stato sufficiente un riposizionamento – anche temporaneo – della mandibola.

A quel punto, sicuri che i suoi dolori fossero in gran parte dovuti a una latero-deviazione mandibolare, abbiamo proposto lo studio del caso gnatologico completo per eseguire ulteriori verifiche e acquisire nuovi elementi diagnostici anche grazie al kinesiografo, uno strumento fondamentale per la diagnosi che permette anche di verificare  i progressi della terapia. Sulla base di questa analisi abbiamo fatto confezionare un bite di riprogrammazione neuromotoria da usare durante la notte. Anche quando dormiamo infatti muoviamo la bocca; e con il bite inserito ciò può avvenire solo con traiettorie corrette. Chiediamo poi al paziente di compiere movimenti della bocca di lateralità e protrusiva con il bite inserito, per qualche minuto prima di addormentarsi; questo permette di  eseguire una vera e propria fisioterapia con il bite e il cervello in questo modo torna a compiere quei movimenti corretti che aveva scordato a causa del dolore.

Nonostante gli effetti benefici del bite siano riscontrabili già dopo qualche settimana, il trattamento generalmente si finalizza in 6-9 mesi, preferiamo poi seguire i pazienti gnatologici anche nei mesi successivi per verificare che il paziente continui a stare bene.

Applicando il bite ogni notte per sei mesi, infatti, Laura ha iniziato a masticare meglio, si è liberata dalle emicranie e, con il sorriso, ha ritrovato anche se stessa: la voglia di muoversi, interagire, e perfino di viaggiare. Tutto ciò che il dolore le aveva impedito di fare negli ultimi anni. Perché prendersi cura del proprio corpo significa stare meglio a 360 gradi.

Fra tutti i problemi odontoiatrici, quello della deviazione mandibolare è uno dei problemi più trascurati perché i sintomi iniziali – quei rumori mandibolari simili a dei click che sentiamo spalancando la bocca oppure mangiando – spesso non comportano grossi fastidi o dolore. Tuttavia, questi sintomi sono già sufficienti per iniziare una terapia che, nel tempo, molto probabilmente si rivelerà necessaria.

Abbiamo chiesto a Laura di ripetere il questionario per verificare il livello del suo dolore alla fine della terapia ed è stata una conferma: i dolori erano spariti e il sorriso era tornato.

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